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Outing - Fidanzati per sbaglio - Conferenza stampa

20/03/2013 | News |
Outing - Fidanzati per sbaglio - Conferenza stampa

Si è svolta questa mattina a Roma alla Casa del Cinema di Villa Borghese la conferenza stampa di Outing – Fidanzati per sbaglio commedia “scorretta” di Matteo Vicino interpretata da Nicolas Vaporidis e Andrea Bosca con la partecipazione di Massimo Ghini. E’ a prima vista la storia di due ragazzi come tanti che si scontrano con la difficilissima situazione dell’Italia di oggi. I due giovani pugliesi, uno spiantato e senza obiettivi, l’altro aspirante stilista in trasferta a Milano e costretto a un lavoro di venditore, si trovano a fare una truffa per avere accesso ai finanziamenti della Regione. Il denaro messo a disposizione da un Bando della Regione Puglia infatti è riservato solo alle coppie di fatto. Peccato che i due siamo totalmente eterosessuali. Per mettere in atto il loro piano i due saranno aiutati dal direttore del quotidiano locale “Puglia Oggi” e dalla coraggiosa giornalista Carlotta.
Alla conferenza stampa seguita alla proiezione era presente, oltre al regista Matteo Vicino, una folta rappresentanza del cast: i giovani e lanciatissimi protagonisti Vaporidis e Bosca, Massimo Ghini, il noto volto delle fiction televisive Giulia Michelini, oltre a Giulia Potenza, Camilla Ferranti, Riccardo Leonelli, Mia Benedetta, Cosetta Turco e il piccolo Lorenzo Zurzolo.

Ha aperto l’incontro Roberto Cipullo produttore del film insieme a Andrea Iervolino che ha tenuto a precisare una serie di cose sul film che uscirà il prossimo 28 marzo in 200 copie:
“Questo è l’unico film italiano con un cast importante ed è probabilmente l’unico film italiano non appartenente a una major a fare questo tipo di uscita con questo numero di copie a ridosso di Pasqua. Questo significa che non bisogna essere per forza una grande major per realizzare un film con un cast di rilevo e che si può fare un film importante con passione. Noi ci andremo a giocare questa carta con i grandi. Devo ringraziare doverosamente i partner perché questo è l’unico film italiano che non ha ricevuto nemmeno un euro di finanziamento pubblico o dalla Puglia Film Commission. Un ringraziamento doveroso va alla “Don’t Cry” marchio del denim made in Italy di Paolo Barletta, finanziatore del progetto. Parte della storia dell’azienda ha ispirato la trama del film creando quello che si può definire uno “story placement”.

La prima domanda è ancora per Cipullo. Colpisce il fatto che la Puglia Film Commission non abbia aiutato un film ambientato in Puglia.
Cipullo: “C’è da dire che il 27 marzo prossimo noi faremo un’anteprima a Bari alla presenza del Governatore della Regione Nichi Vendola. Probabilmente sul film c’è stato un misunderstanding quando abbiamo presentato il progetto alla Film Comission, forse si è deciso di non finanziarlo perché non si sapeva come il tema sarebbe stato trattato, magari si temeva che serebbe stato trattato in modo pecoreccio. Ora si vedrà il risultato.
D'altronde il film si poteva fare solo in Puglia perché nella storia si parla di una regione che decide di fare un Bando di finanziamento destinato alle coppie di fatto. Non è mai successo finora in Italia ma la cosa più verosimile era farlo in Puglia, che ci è sembrato il luogo d’elezione perfetto”.

Una domanda per Massimo Ghini e Nicola Vaporidis. Voi avete manifestato spesso posizioni e pareri su ciò che succede nel mondo. Nella scelta di questo progetto hanno pesato le vostre posizioni?
Massimo Ghini: “Io devo dire che ho preso soldi dalla Puglia (ride)… Scherzi a parte, l’argomento del film di per sé ti porta a fare dei ragionamenti o avere delle posizioni. Mi aveva colpito il fatto di poter trattare l’argomento del film in maniera politicamente scorretta”.

Nicolas Vaporidis: “Io non sono politicamente attivo, faccio piuttosto polemica sui social network più che altro per stimolo al rinnovamento. Devo dire che in Itala di materiale per ribellarci ne abbiamo davvero parecchio. Il film mi piaceva perché era una provocazione, interpretare un personaggio in bilico tra una vita fatta di stenti e il “paraculismo” italiano. I nostri personaggi (quello mio e di Andrea Bosca) sono costretti a fare una truffa e a prendere un atteggiamento che non hanno, ma mi piaceva far vedere come la gente in Italia sia costretta a compromessi perché altrimenti non ce la fa. Nell’eventualità che ci fosse un bando del genere, abbiamo immaginato questa storia di due ragazzi che si trovano costretti a fingere, e questo succede quando hai solo quella possibilità. Mi piaceva far vedere come una persona possa inventarsi a fregare gli altri, volevamo far vedere come in un paese di furbi c’è sempre un onesto che paga. Ovviamente questo è un sottotesto, il resto è una commedia con cui volevamo far ridere mettendo in scena una situazione assurda”.

Una domanda per Giulia Michelini che nel film  interpreta una giornalista coraggiosa in cerca di una scomoda verità e poco incline ai compromessi che ingaggia una battaglia contro una caporedattrice raccomandata e priva di capacità. Il film parla di merito, cosa ti sentiresti di dire ai giovani e spesso si trovano nella situazione di non riuscire ad andare avanti per meriti?
Giulia Michelini: “Probabilmente il merito è un grosso scoglio oggi in Italia, ci sono moltissime persone con un grande bagaglio che sono in grande difficoltà e questo film rispecchia questa problematica. La speranza è che chi vale e crede in quello che fa e lo fa con costanza e dedizione riesca a farcela c’è sempre. Ovviamente c’è chi scende a compromessi”.

Per Andrea Bosca. Come giudichi e come hai lavorato sul tuo personaggio?
Andrea Bosca: “Il presupposto è che non dobbiamo credere a tutto quello che fanno i nostri personaggi. La cosa divertente è stato disimparare quello che avevamo fatto in altri film e far vedere come in un settimana si può essere credibili e fare la vita di un altro. Ci ha unito trovare i giusti ritmi, tempi, accenti per riuscire ad essere credibili. Poi ci siamo anche divertiti perché noi parliamo di un Paese ma l’Italia è fatta di tanti Paesi. Il film ti fa vedere che si può arrivare a ridere insieme e non “di” qualcuno. E’ stato divertente fare un’opera prima, noi ci siamo buttati, speriamo che diverta. Io personalmente credo che sostituire nel Paese delle lobby, una lobby con un’altra lobby non sia la soluzione”.

Una domanda per il regista Matteo Vicino. Tu firmi la regia, il soggetto, la sceneggiatura e il montaggio de film, hai pensato a un aiuto?
Matteo Vicino: “Io ho ricevuto il film come un’idea e uno sponsor da valorizzare in quattro mesi. Io vengo da un’opera prima (Young Europe) di tutt’altro genere e mi sono ritrovato a fare una cosa diversissima. In realtà l’aiuto l’ho avuto dagli attori. Partendo da una commedia di facile uso ci siamo trovati a lavorare con gli attori per fare un buon lavoro. Ricordo che Massimo Ghini mi ha detto che non c’è niente di più difficile che fare la commedia oggi in Italia. E se siamo riusciti a fare una commedia che fa ridere ma che fa anche pensare è un successo. Oggi, 20 marzo, è l’anniversario della morte della giornalista Ilaria Alpi e il personaggio di Giulia Michelini fa una citazione in ricordo di lei e del messaggio che ha lascito la sua morte: se fai bene il tuo lavoro e lo fai con coraggio, talvolta lo paghi caro. Io ringrazio tutti gli attori che ho cercato di portare tutti allo stesso livello. Lascerei la parola a ognuno di loro”:

La parola è passata agli attori, ognuno dei quali ha parlato del suo personaggio:

Riccardo Leonelli: “E’ il mio secondo film con Matteo dopo Young Europe. Il mio personaggio è un cattivo. La bravura di Matteo è scrivere personaggi molto reali, specialmente i cattivi, il bello è che lui non ci ricama sopra. Non è più come nei film italiani del passato, qui si è cercato di mettere dei paletti tra ciò che è buono e ciò che e cattivo. Abbiamo cercato di lavorare insieme per trovare obiettivi positivi. Spero solo di non avare fatto tanto male la parlata pugliese, io che sono umbro!”

Camilla Ferranti: “Io sono la caporedattrice raccomandata, un personaggio che occupa un posto di potere senza alcun merito. Il rischio era di far diventare il mio personaggio una macchietta, io ho cercato di renderlo leggero per trovare una chiave comica. Lei ha anche delle potenzialità magari non è stata messa in condizioni dei poterle sviluppare".

Massimi Ghini (che il regista ha contattato mentre era in teatro per le prove de “Il vizietto”, singolare coincidenza): “Casualità ha voluto che tutto l’anno scorso l’ho fatto attraversando un certo tipo di personaggi gay. Il nostro dovere di attori è riuscire a essere credibili nei panni di un’altra persona. Diversi anni fa quando feci il film La bella vita di Paolo Virzì interpretavo un personaggio losco di nome Gerry Fumo. Il nostro intento era di rappresentare tutto lo schifo di quest’uomo, un residuo dello schifo degli anni ’80, un meraviglioso stronzo, un uomo inutile. Ebbene nel ’94, quando andavo in giro, tutti i presentatori delle Tv private mi dicevano “sei un mito!”. Io credevo invece di averli rappresentati nella maniera più deteriore. Ecco, spero che con questo film la rappresentazione porti alla risata e ad una riflessione più profonda”.

Nicolas Vaporidis: “E’ un film che vuole raccontare una storia in uno schema di commedia e cercare attraverso la risata di parlare di tante cose: delle lobby, dei finanziamenti, di cosa si è disposti a fare per realizzare i nostri sogni prendendo a volte strade al limite della legalità. E’ un modo per raccontare un’Italia che ci sta parecchio stretta e cercare di superare le lobby e i compromessi più biechi in cui sei costretto a vendere il tuo talento e te stesso e anche a lasciare il tuo Paese per cercare altrove la tua realizzazione professionale, perché siamo ciò che facciamo. No, non è tanto una fuga dei cervelli quella che sta avvenendo, è che i cervelli vengono proprio cacciati a calci! Noi tutti vorremmo una situazione di proiezione verso il miglioramento. Noi facciamo dei tentativi ma è un bene che tutti proviamo a migliorarci”.

Claudia Potenza: “Questo è un film anche sui rapporti di amicizia e complicità e sui rapporti sentimentali lunghi. Dall’altra parte c’è una storia di riscatto del sud che mi interessava. Quando qualcuno viene dal sud c’è sempre uno sguardo dall’altro verso il basso a partire dal linguaggio che, tu persona del sud, devi cambiare. Avere la possibilità di mettere in scena il sud in tutti i suoi aspetti mi riempie il cuore".

Andrea Bosca: “Per me fare questo personaggio di aspirante stilista un po’ succube della sua ragazza che in casa è quella che porta i pantaloni, è stato un grande cambiamento, una corsa senza rete a 100 all’ora. Ho incontrato il regista che mi ha preso senza provino. Ho cercato di fare il mio meglio ed è stata una cosa interessante buttarsi in un progetto rischioso. I personaggi finiscono per ritrovarsi diversi da come hanno iniziato, alla fine ci sono state evoluzioni, cambiamenti. Questa cosa è più utile che uno “spiegozzo”. E questo film non è uno “spiegozzo”, è una commedia che punta il dito su certe cose e le fa scoppiare”.

Elena Bartoni
 

 


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